mercoledì 11 marzo 2009

Omonimi – Un racconto Machadiano



Scesi la Rua di Ouvidor pensando alle mie passioni più grandi, le compiacenze femminili e la letteratura. Non necessariamente nello stesso ordine:

- Signore ha lasciato cadere questa busta, per poco non la perde, ho dovuto correre per raggiungerlo.

- Il mio manoscritto! Non so come ringraziarla, non me ne ero accorto, lei non immagina l’ importanza di ciò che ha salvato.

- Fortuna che l’ho trovato in tempo, tra poco ci sarà una processione e le strade saranno piene di credenti.

- Un’ assurdo, in pieno XIX secolo! Sono appena tornato dall’ Europa, le differenze sono inquietanti.

- Doveva vedere prima. Oggi abbiamo la pavimentazione, l’ illuminazione a gas, il trasporto pubblico, tutto seguendo i parametri delle capitali europee. Tempo di “nuove usanze”…

- Non mi piace sembrare presuntuoso, ma per quanto sia, la società Carioca è priva di buon gusto. I Caffè e i teatri mai si avvicineranno a piedi di quelli parigini. Il popolo mantiene usanze provinciali, non sanno vivere nelle capitali.

-Sfortunatamente, siamo una nazione prevalentemente di contadini e analfabeti.

- Certo. Perché dovrebbe essere differente? Senza offesa, sono di buona famiglia. Favorito dalla sorte per aver ricevuto un educazione che qualsiasi giovane potrebbe sognare. Parlo cinque lingue. Incluso il latino, che parlo correntemente, meglio che un sacerdote.

- Ho capito immediatamente di cominciare una buona conversazione. Nello stesso tempo, soltanto nel sentirlo parlare ho avvertito l’influenza europea.

- Ma lei, dove ha imparato a esprimere le sue idee con grazia? A parte qualche imperfezione naturale, parla il portoghese quasi perfettamente.

- Sono autodidatta, ho imparato con molto sacrificio. Era tutto sfavorevole. Grazie ai libri, sono capace di conversare con un uomo come lei.

- Capisco, lei lavora in un’ officina. Usa un macchinario o qualcosa di equivalente?

- Si, qualcosa di simile. Lavoro con libri, libri a tempo pieno. Lei lo sa che è una ispirazione? Sempre incontro persone interessanti, degni di doppia attenzione.

- Come? Che tipo di impronta, a parte essere un esempio, un’ ideale da essere copiato...

- Il signore è molto modesto.” Lei già lo sa”, un ispirazione preziosa, le sarò eternamente grato.

- Come compenso, cosa posso fare per dimostrare la mia gratitudine?

-Il signore mi ha ringraziato, è già sufficiente.

- Se dovesse qualche volta aver bisogno, io frequento la libreria Garnier quasi tutti i giorni. In verità, ricorda vagamente Notre Dame , quando cammino nella Rua do Ouvidor.

- Quasi una piccola Parigi . Signor?

-Che sbadataggine! Oliveira Neves, ma mi può chiamare Joaquim Maria. Il mio nome di battesimo.

- Machado, molto piacere. Che coincidenza, omonimi! Quasi dimenticavo, ho una riunione tra poco al Giornale del Commercio. Scusi ma devo andare. Stia bene, signor Oliveira.

Che strano individuo, gli ho offerto una piccola ricompensa e se ne andato furioso. Omonimi, mi mancava solo questo! Un quasi negro, poco istruito, pensando di ingannarmi. Cosa si aspettava? Che lo invitassi a prendere un caffè? Sicuramente pensava che ci fossero dei soldi nella busta. L’ha restituita sperando in una buona rimunerazione, poi ha fatto la parte dell’ offeso.

Ah, le giovani signore, crema della società. Che visione! La jeunesse dorèe, apprezzando la moda, facendo compere, passeggiando all’ aria fresca. Qualcuna è velatamente cortese in cerca di relazioni. Se la fortuna é favorevole, offro le mie galanterie, prendo qualche pacchetto e parlo un po’ di francese. Voilà! La invito per un tea in pasticceria, accompagnandola fino alla residenza…

Finalmente la libreria, un luogo con una certa esclusività, lontano dai miseri che occultano le vetrine. Sento che sto nel mio mondo, scrittori, intellettuali, politici. Uomini di sagacia, in un’ area riservata, mi sento quasi in casa:

-Joaquim, Joaquim Maria. Quanto tempo! Qual buon vento trascinò il mio migliore amico al rimpatrio?

- Pacheco Leitào! Che piacere, sono arrivato la settimana scorsa. Ma ho già voglia di tornare.

-Joaquim, non essere tanto severo! Prendi parte alla nuova società, frequenta le meravigliose feste, i casinò, sfrutta ciò che è di buono e migliore. E ancora non ti ho parlato dei bordelli! Non è sufficiente?

- Si, il sufficiente per chi si accontenta di poco. Voglio molto di più, oggi consegno il mio primo romanzo per la pubblicazione.

-Avere un amico scrittore è un’ onore straordinario. Hai fortuna, oggi è uscito l’ultimo di Machado: Memòrias Pòstumas de Bràs Cubas. E’ un opera prima, tutti stanno commentando. Va bene che Machado sempre sorprende. Quando pensiamo di aver letto il migliore, è lì che arriva l’altro sconcertante.

Provai un piccolo turbamento ascoltando quel nome, il secondo Machado in un pomeriggio. Per non essere sgarbato, sfogliai un poco il libro disinteressato…
Già dal primo paragrafo sentii che non avrei lasciato il libro fino a terminare la lettura. Stile unico, perfetto sotto tutti gli aspetti, tanto buono che avvertii vergogna del mio manoscritto.
Mi avviai in casa per finire la lettura del romanzo. Non ce la feci a controllare l’ invidia, l’astio, l’odio per lo scrittore brasiliano. Sei anni buttati nella spazzatura, i miei sogni crollati in un pomeriggio, la mia esistenza vagando nel vuoto. Per un Machado, una scure demolitrice di sogni.

Il giorno seguente, più calmo, seppi che lo scrittore, recentemente eletto il mio favorito, si sarebbe recato alla libreria. Il luogo era affollato di persone venute da ogni parte della città.
Molti applausi annunciarono l’arrivo. La moltitudine si animò impedendo la visione dei suoi lineamenti.
Quando riuscii a trovare il largo sufficiente, riconobbi l’uomo che aveva ritrovato la mia busta. Sarei voluto morire nello stesso istante:

-Pacheco, qui è molto soffocante, ho bisogno di uscire un po’ per respirare.

-Proprio adesso? Perderai l’ interpretazione, Machado ci darà l’onore del primo capitolo.

-Allora rimani e approfitta, non c’è bisogno che mi accompagni. Insisto rimani, è il tuo autore preferito.

-Immagina, giammai abbandonerei un amico, ti farò compagnia fino a che non migliori e rientriamo.

-Pacheco, lasciami in pace! Ho bisogno di respirare, sono intrattabile.

-Non c’è bisogno di essere villano, non vuoi essere visto insieme a un semplice commerciante. Oggi stai in mezzo dei tuoi colleghi, non hai necessità della compagnia del vecchio amico Pacheco. Non ho fatto i tuoi studi, i miei non mi mandarono in Europa. Mia madre pensò che era uno sperpero, mio padre sa a malapena scrivere il suo nome, e adesso questo smacco…

Piantai il mio amico parlottando da solo, mai ho avuto pazienza per i sermoni, molto meno per quelli di Pacheco.
Persi la cognizione del tempo camminando, il petto trafitto dalla vergogna. Non avevo afferrato la sottile ironia durante il breve dialogo con il mulatto perspicace.
Analizzai il suo romanzo da un altro punto di vista. Ora stavo constatando la trivialità mascherata nei dialoghi dei personaggi, la personalità calcolata dei protagonisti, la strategia della stesura confusa e angosciante.

Mi resi conto che in quell’ istante la mia vera vocazione stava sbocciando. La vita acquistava una nuova attrattiva, macchinava piani intenti a pubblicare critiche devastanti per ciascuna sua opera. Orchestrava analizzare ogni riga, sognava a occhi aperti il riconoscimento pubblico.
La avversione “machadiana” cresceva come un bubbone ripugnante. Sbadato, con i pensieri traboccanti di vendetta, non mi accorsi dell’auto fuori controllo. Per ironia del destino , importata dall’ Inghilterra, mal guidata da un giovane inesperto.

Cessai di vivere!
Joaquim Maria si spense, morì in piena Praça da Constituçào.
A pochi metri dalla famosa Tipografia Dois de Dezembro. Nell’ ora dell’ incidente, affollata di scrittori ed intellettuali.
Il mio ultimo pensiero… un’esistenza inutile. Non ho lasciato niente. Né figli, né opere, né nostalgie, né amici… Sono stato una farsa, dogmatico, ostentato e bugiardo. Allontanato dalla propria casa dopo la scoperta delle dissolutezze sfoggiate in Europa. Ora una anima profana.
Alla fine, aggravato e rallegrato, da un sogno discutibile e anonimo: Essere stato l’ ispirazione, anche se fugace, di Joaquim Maria Machado de Assis.


Giselle Sato - Trad. Maurizio Gennari
Testo Originale. Homonimos


OBS:
Joaquim Maria Machado de Assis (Rio de Janeiro, 1839 – 1908) è stato uno scrittore e poeta brasiliano.
Nonostante sia poco apprezzato come poeta, è considerato il maggiore scrittore in prosa della letteratura brasiliana e fu il fondatore dell`Academia Brasiliana di Lettere(ABL).
Questo racconto fu scritto in omaggio allo scrittore in occasione del centenario della sua morte e fu pubblicato nella Comunitá Overmundo.

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