mercoledì 15 aprile 2009

La Grassottella


La Grassottella

Lena era una donna grassa, bassa, pesava 130 chili e odiava diete ed esercizi. Pur essendo molto allegra e simpatica non riusciva a trovare un innamorato, da sei lunghi anni… Sola ammazzava la tristezza divorando torte, pasticcini e salatini, scatole e scatole di cioccolatini. Inframmezzava le cucchiaiate di gelato lamentandosi della sventura.

Malediceva gli stilisti che non producevano niente di sensuale nella sua taglia. Viveva procurando vestiti scollati e giovanili. La sua vita era un eterno andirivieni al supermercato. Fino a che una volta di queste conobbe il tassista Juarez, cinquanta anni ben vissuti e malato per le grassocce. Fu passione a prima vista.

Juarez la invitò in un bar, ma con il pretesto di aiutarla nella spesa finirono a letto nello stesso pomeriggio. Juarez estasiato dalla mole del seno, dal sedere generoso, cosce prosperose, si sentiva un bambino al luna-park. Delizie delle delizie. “Lenina” con la libido fuori di controllo per il lungo digiuno, non dava tregua al tassista, voleva tutto di più, senza tante frescure.

Cominciando la terza, Juarez chiedeva tregua, acqua, qualunque cosa che lo salvasse dalla maratona: - Mia figlia…ho bisogno di lavorare…vengo più tardi... continuiamo… prometto… alla mia età. “Lenina” concentrata in un bocchino “ …e se lui non ritornasse?” Pensava e baciava, morsicchiava, spingeva da una parte e dall’ altra l’ uomo, scuotendo i capelli. Sembrava una leonessa affamata. Alla fine Juarez era sfinito.

Conseguì uscire dall’ appartamento della grassottella dopo sei ore di sesso selvaggio. Sciupato, sfinito, camminando a malapena. “Lenina” esultava. Che uomo! Magro, basso e pelato. Brutto…ma un animale da letto. Juarez cominciò a far visita nell’ appartamento della grassoccia tutti i giorni. Alla fine, la grassotella con le sue perversioni era un dato di fatto. Scopavano nella scala del palazzo, nella piazzetta, nel taxi, non avevano ne ora ne luogo. La vita era tornata a sorridere. C’era soltanto un problemino: Juarez era sposato e padre di cinque figli. Il taxi non era suo, viveva stentatamente, senza neanche sapere dove sarebbe stato sepolto.

Peggio, viveva chiedendo soldi in prestito all’ amante. Per il figlio malato, medicine per la madre e mille altre cose. Il fido esaurito, la carta di credito bloccata e il libretto di risparmio senza soldi, le discussioni diventarono una caratteristica. “Lenina” decise di terminare con il tassista. L’ unico problema rimaneva la carenza di sesso. Aveva svegliato la belva selvaggia del suo intimo. Soltanto pensava a scopare, scopare e scopare.

Decise di andare a fare shopping, si rilassò guardando le vetrine, cercando nei negozi, passeggiando, mangiando qualcosa e pensando in una soluzione. Coppie abbracciate uscivano dal cinema, passeggiavano mano nella mano. Sentì la mancanza di calore nella sua vita. La sera, Juarez giunse nell’ appartamento della donna. Sospettoso:

- Stai uscendo con un’ altro? Non posso credere che mi stai mollando… Quando mi chiederai di tornare non servirà. Tu non sei altro che una grassa, obesa piena di pensieri.

- Adesso sono grassa?! Prima ero paffutella, graziosa e deliziosa. Ho incontrato si, uno sicuramente più economico che non mi chiede soldi, che non mi fa arrabbiare o mi umilia. Te lo presento!

Aprì una enorme scatola mostrando, trionfante, un immenso vibratore dell’ ultima generazione. Il tassista guardò meravigliato l’ attrezzo in pieno funzionamento:

- Mi vai a sostituire con questo?

-Calma, il suo nome è Juarez. In tuo onore. L’ ho comprato oggi, sono infervorata per provarlo. Guarda come vibra bene, meglio di te Ju!

-Non puoi farlo. E’ molta crudeltà. Dicevi che mi amavi tanto e mi abbandoni per questo coso di gomma.
-Poverino. Sto morendo di compassione. Prima che mi dimentichi: Porca è quella che ti ha messo al mondo! Va a badare i tuoi figli, va...

Tutte le notti “Lenina” gioca con il suo Juarez, silenzioso e devoto. Il cassetto del comodino traboccante di batterie. Non ha smesso di cercare il grande amore. Perlomeno si sente appagata… può scegliere con calma.



Giselle Sato (trad. Maurizio Gennari)
Tratto dal libro: “Meninas Malvadas”

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